Rifugio San Lucio Clusone: dove si trova e come arrivare

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Il rifugio San Lucio Clusone da anni ormai non ha più la funzione di un tradizionale rifugio, tuttavia resta il solo punto di appoggio per questo gruppo montuoso e pertanto, come per altre simili circostanze, viene qui preso in considerazione. Il rifugio attuale è la ricostruzione seguita all’incendio del 1950 e funziona ora soprattutto come ristorante tipico. Gode di una eccellente posizione panoramica sull’alta Val Seriana. Data la facilità di accesso, resta aperto tutto l’anno.

Come arrivare al rifugio San Lucio Clusone

Arrivare al rifugio San Lucio da Clusone in auto

Il rifugio San Lucio è facilmente raggiungibile in auto, percorrendo per 4 km una strada sterrata che parte dalla località La Spessa di Clusone.

Si giunge, con la S.P. della Val Seriana a Ponte Selva, dove si prosegue verso destra per Clusone. Superato il centro, si devia a destra (vedi cartelli indicatori) per la località La Spessa, oltre la quale la strada diviene sterrata e in salita. Con numerose svolte si sale lungo la carrareccia che si snoda tra freschi boschi fino a pervenire all’ampio parcheggio del rifugio.

Lasciata l’auto, si prosegue a piedi per qualche centinaia di metri fino a raggiungere il rifugio (1027 m), adagiato in una amena conca prativa, nei cui pressi è posta la Chiesetta dedicata a San Lucio, protettore degli alpeggiatori.

I boschi che circondano il rifugio, in stagione, sono molto frequentati dai cercatori di funghi, che qui pare crescono buoni e numerosi.

Come arrivare al rifugio San Lucio da Clusone località La Spessa

Chi non desidera raggiungere il rifugio in auto, ma compiere invece una gratificante passeggiata tra boschi e prati, lontano dal rumore e dalla polvere sollevata dalle auto, può seguire questo itinerario alter-nativo. Si raggiunge, come per il precedente accesso, Clusone e La Spessa, dove si lascia l’auto. Quando la strada diviene sterrata, in prossimità della prima curva, ci si immette nel sentiero n° 508, segnalato da un cartello indicatore in legno, nei pressi dei resti della ex costruenda seggiovia (circa 600 m).

Si sale lungo tale sentiero che, con fondo ghiaioso, si addentra nel bosco. Poi si supera una deviazione a destra e si risale lungo un canalone detritico, piuttosto ripido e poco agevole. Si perviene così ad un largo spiazzo nel bosco dove confluiscono alcuni sentieri, in prossimità di un Crocifisso di legno (20′ dalla partenza). Si prosegue lungo il tracciato di destra, seguendo i pochi e sbiaditi segni indicatori, attraversando boschi di abeti fino a pervenire ad una deviazione a sinistra (circa 920 m, 45′ dalla partenza) del sentiero principale, poco prima di uscire nei prati. Seguendo il ripido tracciato di sinistra ci si trova a percorrere il “Sentiero Zuccone” che, in breve, dopo aver oltrepassato un piccolo roccolo di caccia, porta al Fienile Zuccone, in parte ristrutturato. Si costeggia verso sinistra il Fienile e con il sentiero ora pianeggiante si esce nei vasti prati sottostanti il rifugio, in prossimità della Cascina Poletti. Si risalgono verso destra questi prati fino a raggiungere l’ampia terrazza panoramica del rifugio

Escursioni rifugio San Lucio Clusone

Rifugio San Lucio Clusone: Pizzo Formico

Il Pizzo Formico si eleva a dominio della conca del Farno, sopra Gandino e dell’altopiano di Clusone.

Molto frequentato in inverno dagli sciatori di fondo, offre, dai suoi modesti 1636 m, un panorama eccezionale, da Ovest a Est, sulle Prealpi e sulle Orobie, mentre mille metri più sotto giacciono operose la Val Seriana e la Val Gandino.

Questa montagna viene salita sia da Gandino, attraverso i dolci pianori della conca del Farno sia dal rifugio San Lucio, passando per boschi, radure e pascoli costellati da cascine.

Dal rifugio (1027 m), si ritorna al parcheggio, percorrendo la stradetta sterrata, per imboccare, alla nostra sinistra, un’ampia mulattiera contrassegnata dal segnavia CAI n° 508, che inizia a salire nel fitto bosco (è possibile raggiungere la mulattiera salendo direttamente dal rifugio lungo un sentiero che, con direzione Sud, attraversa i prati sovrastanti per entrare poi nel bosco e ricongiungersi allo sterrato). Già dai primi metri del percorso, se si volge lo sguardo verso destra, nei prati contigui si scorgerà una bella cascina sopra la quale vi è un roccolo di caccia ben tenuto. Il tutto dominato dalle vedute sul gruppo montuoso dell’Arera.

Il percorso si snoda in modo altalenante tra boschi di faggi, radure prative con pozze d’acqua, abetaie fino a fuoriuscire negli ampi pascoli dominati dalla grande e bianca Stalla Pianone (1142 m, 20′ dal rifugio). Si prosegue diritti (Sud), con erta salita, lungo una traccia nel prato, tenendo la cascina a sinistra, fino ad entrare di nuovo nel bosco, dove si ritrovano i segni CAI. Il sentiero sale nel bosco con ripide svolte finché, a circa 1200 m, diviene più dolce. Con la stupenda visione a destra del gruppo Arera-Monte Secco e costeggiando a sinistra rocciose pareti, si prosegue in costa, dapprima in falsopiano, poi in leggera salita. Immersi nel bosco di faggi, che concede scorci panoramici, si perviene ad un bivio, dove si prosegue lungo la traccia di sinistra, uscendo in breve nei pressi dei ruderi della ex Capanna Ilaria, alla Forcella Larga (1470 m, 1h 30′ dalla partenza), dove è posto un cartello segnaletico.

La nostra meta si trova a destra, sopra i pascoli della conca del Farno, mentre verso sinistra (SE) è visibile la sella ove è ubicata la Cappelletta dei Morti della Montagnina. Caratteristica della zona è la presenza di numerose doline e inghiottitoi di origine carsica, costituite da conche circolari di dissoluzione carsica, fenomeni questi molto diffusi in aree calcaree. Infatti, come per altre zone calcaree bergamasche (vedi Alben, Presolana, Arera…), vi è scarsità d’acqua in superficie, tanto che le pozze d’abbeverata per le mandrie vengono ricavate impermeabilizzando il terreno e raccogliendo poi l’acqua piovana.

Dalla Forcella Larga, ora si segue verso destra un comodo sentiero, segnalato da bolli rossi e freccia, che in leggera pendenza aggira i pendii meridionali del monte fino a risalirli con numerosi tornanti, avvicinandosi così alla già visibile grande croce metallica.

Tra cespugli di rododendri, noccioli e qualche sparuto abete, si procede sul sentiero detritico, raggiungendo la panoramica vetta (1636 m, 30′ dalla forcella, i). La croce di vetta è stata posta in occasione del XIX° Centenario della Redenzione Umana nel 1933 dai

Fratelli Colombo di Clusone, mentre l’utile piastra topografica, posta poco sotto la cima, è stata collocata dal CAI Clusone, in occasione del decimo anno di fondazione (1966-1976).

Aiutandoci con la piastra, è possibile spaziare a 180°, sui monti che dall’Alben a Ovest, proseguono fino al Gruppo dell’Adamello a Est, toccando e sognando cime di nota fama, quali il Pizzo del Diavolo di Tenda, di Redorta, di Coca, e la omnipresente Presolana.

Assaporato tutto questo “ben di Dio”, si ridiscende alla forcella per rientrare al rifugio lungo il medesimo itinerario di salita, oppure concatenando una delle altre proposte descritte nello stesso capitolo.

Rifugio San Lucio Clusone: Traversata alla Malga Lunga

Questo itinerario permette di passare dai pascoli dominanti l’altopiano di Clusone a quelli posti sopra la Val Piana, raggiungendo la Malga Lunga, nei cui locali è stato istituito un importante Museo storico, a ricordo dell’eccidio di un gruppo di partigiani per mano dei fascisti durante la II° Guerra Mondiale.

La traversata si svolge lungo un percorso mai faticoso, anche se un po’ lungo, dove occorre prestare attenzione alle tracce, non sempre ben evidenti, specie nelle aree di pascolo, dove sono in parte cancellate dal calpestio degli animali.

Si parte dal rifugio San Lucio e fino alla Forcella Larga, passando per la Stalla Pianone, si seguano le indicazioni dell’itinerario 77 di questo stesso capitolo.

Raggiunta la Forcella Larga (1470 m, 1h 30′ dal rifugio), si prosegue sempre sul sentiero n° 508, traversando a mezzacosta gli erbosi pendii di sinistra che scendono dal Monte Montagnina, in direzione di una evidente sella. Una lunga diagonale porta ad una baita, dove si incrocia il sentiero n° 545, che sale dai pascoli del Farno. Sotto di noi è possibile scorgere fenomeni carsici, quali doline ed inghiottitoi di forma circolare, mentre sui pendii frontali vi è, in posizione di dominio, la Baita della Guazza. Un ultimo tratto in leggera salita e si giunge alla sella dove è ubicata, nei pressi di una pozza d’acqua, la piccola e suggestiva Cappella dei Morti della Montagnina, eretta a ricordo di alcuni mandriani morti a causa di un fulmine nel secolo Scorso (1483 m, 15′ dalla Forcella Larga, rai ).

La posizione di questa sella è magnifica: verso NORD si domina il Pizzo Formico, mentre verso SUD-EST si scorgono gli ampi pascoli del Campo d’Avena con l’isolata cascina.

Tralasciato l’evidente sentiero pianeggiante di sinistra, dalla Cappella si scende subito a destra lungo il pendio fino a trovare alcuni bolli tondi bianco-rossi posti su alcuni massi che indicano una traccia di sentiero.

Alternando tratti in ripida discesa a tratti più dolci, tra boschetti e radure, si perde rapidamente quota, avvicinandosi sempre più alla già visibile cascina del Campo d’Avena, i cui pascoli sono sfruttati da mucche e cavalli. Raggiunto il Campo d’Avena (circa 1320 m, 20′ dalla Cappella), si prosegue in direzione della cascina, nei cui pressi vi è un caratteristico Crocifisso in legno, dove è posto il cartello indicatore CAI. Ora, prestando attenzione ai pochi bolli rossi dipinti sui massi circo-stanti, si procede verso Est (valletta di sinistra), lungo labili tracce di sentiero che si addentrano nel bosco, divenendo più marcato. Si raggiunge un’altra ampia radura con una pozza d’acqua semiasciutta, dalla quale si prosegue verso destra. Prestando attenzione al sentiero non sempre ben tracciato, si continua in modo altalenante, tra ampie radure erbose e boschetti cedui, in autunno ricchi di funghi e di relativi cercatori, fino a trovare, su un masso, l’indicazione per la Malga Lunga. Tenendo leggermente la sinistra ci si addentra in un nuovo bosco, muovendosi su un sentiero più evidente e che si snoda tra massi e roccioni, fino a pervenire su una stradetta ghiaiosa che, in piano, porta nei pressi di una abitazione, stando alta sulla carrareccia che sale da Val Piana. Usciti su tale carrareccia la si segue verso sinistra fino al cartello CAI, dal quale, tenendo sempre la sinistra, in breve si perviene alla Malga Lunga (1236 m, 1h dal Campo d’Avena).

Una lapide commemorativa è posta sulla facciata della malga e narra l’episodio bellico svoltosi in questi luoghi tra Partigiani e Fascisti.

Il rientro si svolge lungo il percorso d’andata. A differenza della maggior parte dei rientri che avvengono in discesca onesto avviene invece, almeno in parte, in salita.

Rifugio San Lucio Clusone: A spasso tra le baite

La seguente proposta rappresenta una tranquilla escursione tra i boschi, le radure ed i pascoli circondanti il rifugio San Lucio, toccando baite e cascine in parte ancora utilizzate dai mandriani per loro e per il proprio bestiame. La prima parte dell’itinerario si snoda lungo i pianori che si affacciano soleggiati sopra l’altopiano di Clusone, mentre più avanti ci si sposta sopra la Val Borlezza, al cospetto della Presolana.

La gita prende avvio dal rifugio San Lucio (1027 m), dal quale ci si immette nel segnavia CAI n° 508 che, tra boschi e prati, dapprima tocca la Stalla Pianone, poi la stalla dei Morti della Montagnina, raggiungendo così la sella, dove è situata la Chiesetta dei Morti della Montagnina. (La descrizione di questa parte del percorso si trova nell’itinerario 78 del medesimo capitolo a cui si rimanda). Raggiunta, perciò, la sella dei Morti della Montagnina (1483 m, 1h 45′ dal rifugio), si prosegue lungo l’evidente traccia pianeggiante del sentiero che corre a mezzacosta, alla nostra sinistra, tagliando i pendii meridionali del Monte Montagnina.

Su terreno sassoso e con bella vista sui sottostanti prati del Campo d’Avena si percorre il sentiero n° 508 fino a giungere nei pressi dell’ampia sella del Monte Fogarolo, ove è presente una pozza d’abbeverata (circa 1490 m, 20′ dai Morti della Montagnina).

Il Monte Fogarolo, con i suoi fianchi inerbati ed un caratteristico masso a forma di fungo in prossimità della cima, è visibile alla nostra destra ed è facilmente raggiungibile in pochi minuti di salita lungo il fianco NORD.

Verso NORD-EST, invece, ci appare come per incanto, in tutta la sua imponenza, il massiccio della Presolana ed è proprio in questa direzione che ora si continua.

Infatti dalla sella ci si abbassa rapidamente lungo l’ampio tracciato di sinistra, piuttosto accidentato e sassoso, che a poco a poco diviene più stretto e meno pendente fino a giungere in prossimità di una vasta radura, con pozza d’acqua, dove confluiscono vari sentieri (1400 m, 15′ dalla sella del M. Fogarolo).

Qualche metro sopra di noi a sinistra, quasi a dominio dell’area, fa capolino la Malga Fogarolo. Proseguendo diritti sulle tracce di sentiero, si raggiunge, con una svolta a sinistra, lo sterrato che proviene dalla Val Borlezza (è possibile immettersi in tale sterrato anche dalla Malga Fogarolo).

Ora il nostro procedere si svolge lungo questo ampio e sassoso sterrato che, con alcune curve, discende dapprima tra radure erbose disseminate di baite ristrutturate, poi si immerge nel fitto bosco di faggi ed abeti. Tralasciata a destra la deviazione per i “Prat di Ciese”, si continua su tale sterrato che, con svolte verso sinistra, giunge nei pressi di un bivio, dove si tiene ancora la sinistra (vedi indicazioni CAI), mentre alla nostra destra è visibile una cascina.

Si scende ancora fino a raggiungere una baita con una caratteristica croce disegnata sulla facciata (1180 m, 45′ dall’innesto sullo sterrato). Oltrepassata la cascina, dopo pochi metri, in prossimità di una freccia indicatrice posta su un albero, si abbandona lo sterrato, per seguire la traccia a sinistra dello stesso che, in piano, girando subito verso destra, attraversa ampi prati in direzione di una cascina.

In breve si raggiunge la ristrutturata Baita Bondi Foppe (1179 m), oltre la quale si entra per un breve tratto in un boschetto, uscendo poi in prossimità della cascina Zucco Martino, in fase di ristrutturazione, nei pressi di uno sterrato. Proseguendo lungo tale tracciato che si snoda nel bosco, si perviene ad un cartello in legno, con la scritta “rifugio San Lucio”, dove, abbandonato lo sterrato, ci si immette nel sentiero di sinistra che, dapprima in falsopiano, poi in rapida discesa, risale infine agli ampi pascoli della stalla Pianone, dai quali, una volta raggiunta la stalla, si ritorna sul sentiero di andata giungendo in breve al rifugio (1h dalla baita con croce).

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